Ogni volta che una tarantata aveva dei sintomi che si potevano legare al tarantismo, dei suonatori di tamburello, violino, organetto e armonica a bocca andavano nell’abitazione della “malata”.
I musicisti anche con altri strumenti musicali cominciavano a suonare la pizzica una musica dal ritmo sfrenato, e la tarantata cominciava a danzare per lunghe ore, sino allo sfinimento o svenimento.
La storia delle Tarantate ci insegna che il ricorso a San Paolo è dovuto alla credenza popolare che, mentre la tarantata ballava in un ritmo frenetico, anche il morso della taranta si consumasse.
Il tarantismo (o tarantolismo) è una sorta di esorcismo popolare che spingeva le donne, che si riteneva morsa dalla tarantola, che è un grosso ragno ancora esistente nel territorio salentino, a recarsi il 29 giugno in pellegrinaggio al pozzo presso la chiesetta di San Paolo a Galatina.
Per essere liberati definitivamente dagli effetti del veleno della Taranta, occorreva essere liberati solo per mezzo della musica e dei colori.
Quindi si usavano anche dei nastrini colorati, chiamati anche zagarelle, che si usava legare al polso.
Fonte: Salento.it