La cucina pitagorica di Vincenzo Corrado.

    Maria Grazia Caso

    Le ricette vegetali di un grande cuoco del Settecento

    Con una introduzione di Tullio Gregory e una nota alle illustrazioni di Francesco Abbate
    Donzelli editore.
    2001, pp. XX-154, con 16 pagine di riproduzioni a colori dalle opere di Jean-Baptiste Chardin .
    Si può fare alta cucina con ingredienti semplici e naturali? È possibile sposare l’eccellenza gastronomica con la pitagorica sobrietà? È dato declinare, di fronte alla somma prova dei fornelli, la propria cultura sotto la forma, prevalente, se non esclusiva, della verdura? Il tema del ritorno a un’alimentazione leggera e naturale non è – come troppo spesso siamo portati a pensare – una prerogativa del nostro mondo post-industriale, con le sue dosi spaventevoli di inquinamento e sofisticazione. Ecco il ricettario vegetale (1781) di un grande cuoco del Settecento che ci riporta al clima culturale – e non solo gastronomico – di un’altra grande svolta «salutista». Basta con la sofisticata e pesante cucina di carne, recita quel principe della gastronomia meridionale e mediterranea che fu il pugliese Vincenzo Corrado. È venuta l’ora di riscoprire, e di suggerire (imporre?) al palato dei commensali più esigenti e raffinati, «erbe fresche, radiche, fiori, frutta, semi, e tutto ciò che dalla terra si produce». Ciò vale innanzi tutto per i “Letterati”, “li quali, applicati allo studio e alle scienze, poca digestione fanno”.Ed è tutto un tripudio di sellari e finocchi, cedriuoli e carciofi , indivia e asparagi e cavoli e zucchine, debitamente garniti di petrosemolo, salvia, targone ed erba cipollina. Troneggiano, in questo trionfo della vegetale concinnitas (che non disdegna però brodi e condimenti al sapido gusto di carne), due ingredienti assolutamente nuovi nelle mani del Cuoco galante (così si intitola l’altra e più famosa opera di questo genio dell’arte culinaria, conteso al servizio delle migliori casate regnanti europee).Due protagonisti fino ad ora riservati alle mense plebee e destinati, di lì a poco, a sbaragliare il campo: il signor Pomodoro e la signora Patata.
    Vincenzo Corrado
    Il benedettino Vincenzo Corrado, originario di Oria, dopo aver studiato a Napoli presso i Frati Celestini del Monastero di San Pietro a Maiella, entrò a far parte, sotto la protezione del marchese Imperiali, dell’ambiente di corte di Ferdinando IV di Borbone. La sua fama di cuoco si diffuse ben presto presso le più importanti corti europee. Tra le sue opere, accanto a Il Cuoco galante (1773), La manovra della cioccolata e del caffé (1794), Il Credenziere di buon gusto (1778).