La dieta Pitagorica come filosofia della dieta mediterranea

    Maria Grazia Caso

    Nella culla della Magna Grecia non si può trascurare la dieta teorizzata dai nostri illustri antenati, quella pitagorica ne è un esempio, arrivata fino a noi attraverso scritti e documenti i consigli utili per vivere più  a lungo (ndr).

    Pitagora (Πυθαγόρας; Samo, tra il 580 a.C. e il 570 a.C. – Metaponto, 495 a.C. circa), filosofo, matematico e scienziato greco, fondò nel 530 a.C. a Crotone una delle più importanti scuole di pensiero della Grecia Antica, la quale prese il nome da lui stesso: la Scuola Pitagorica. Questa scuola fu fondata sul modello delle comunità orfiche e di alcune sette religiose che Pitagora stesso aveva incontrato durante i suoi viaggi, e si basava principalmente sulla matematica, la musica, l’astronomia e la filosofia. La scuola nell’antica Grecia non era un semplice gruppo di persone che si trovavano a studiare, era bensì intesa come un vivere insieme, una comunità che condivide idee, modi di vivere e opinioni.

    Secondo il biografo Diogene, Pitagora mangia pane e miele al mattino e verdura cruda la sera. Sulla sua tavola non mancano mai frutta secca e fresca, cereali in particolare il miglio. Di fatto Pitagora ha inventato la dieta vegetariana, bandendo la carne perché causa turbamento al corpo e oscura lo spirito rendendolo più pesante, come riporta il neoplatonico Giamblico.

    Anche Seneca si è conformato al regime alimentare pitagorico traendone benefici intellettuali. La tradizione riporta l’insegnamento del maestro di Samo: “Amici miei …ci sono campi di frumento, mele così abbondanti da piegare i rami degli alberi, uva che riempie le vigne, erbe gustose e verdure da cuocere, c’è il latte e il miele odoroso di timo; la terra offre una grande quantità di ricchezze per le quali non si provoca spargimento di sangue o morte..”.

    La scelta di non mangiare carne veniva anche dall’idea di Pitagora che gli animali non andassero mai feriti o uccisi, in quanto creature viventi come noi, dice infatti: “Mai sacrificare animali agli Dei o ferire animali ma promuovere in tutti i livelli una cultura di rispetto e protezione nei loro riguardi”. Fu visto dar da mangiare pannocchie agli orsi e non venne mai attaccato dalle belve. I pitagorici avevano anche una dieta per saziarsi e dissetarsi quando si recavano a fare pellegrinaggio, usavando cibi che smorzavano la fame e la sete: per la fame si usavano semi di papavero,sesamo, cipolla, steli di asfodeli, foglie di malva, farina di orzo e ceci, tutti ingredienti mangiati con miele dell’Imetto. I cibi che smorzavano la sete invece erano semi di cocomeri e malva, uva passa profumata, fiore di coriandro, fragola selvatica, formaggio grattugiato e grasso di latte, il tutto mescolato con miele delle isole.Pitagora sconsigliava l’uso di legumi, funghi, aglio e tutti i cibi ricchi di proteine. I fagioli, pur non essendo di origine animale, contenevano proteine naturali in eccesso, causando evidentemente uno sforamento proteico .Oggi la sapienza e lo spirito  di comunità ha un grande valore nel vivere bene e più a lungo nelle comunità mediterranee terre di grandi scuole filosofiche.

    Fonti: hashtagfilosofia

    da Hailie Celso,Museo Alessandro Roccavilla